lunedì, ottobre 10, 2005

CAPITOLO QUARTO. Le indagini - Le testimonianze



La procura di Palermo.

Alle 23,15 circa, del 27 giugno 1980, due ore e un quarto circa dopo il disastro, un addetto al Traffico aereo dell'aeroporto di Palermo Punta Raisi, telefonicamente, avverte il Dott. Aldo Guarino della locale procura della repubblica, per informarlo che:

" L'aereo DC9 volo Itavia IH 870, decollato da Bologna e che avrebbe dovuto arrivare a Punta Raisi, alle ore 21,13, manteneva invece il silenzio radio fin dalle ore 20,55. "

Da questo preciso momento, l'autorità giudiziaria è formalmente investita del caso. Il magistrato, Aldo Guarino (di turno in procura), assume l'iniziativa e apre un fascicolo di istruzione sommaria relativo alla scomparsa del DC9 dell'Itavia: preliminarmente, si mette in contatto con la Capitaneria di Porto di Palermo, per disporre l'uscita dei mezzi navali, per la ricerca lungo la rotta tra Ustica e Ponza, di eventuali superstiti e resti dell'aereo. Quindi, dopo aver parlato con i carabinieri, informa il procuratore Capo di Palermo, gaetano Costa. - Fin dal mattino successivo, l'ufficio del sostituto procuratore attende in sostanza l'esito delle operazioni di ricerca e recupero delle vittime e dei rottami dell'aereo che andarono avanti per tutta la notte, ma che tuttavia iniziarono a fornire qualche risultato soltanto dopo le 7 del mattino seguente.

Il riconoscimento dei cadaveri.

Aldo Guarino, ascoltato dalla Commissione il 3 dicembre 1991, ha così rievocato le prime battute dell'inchiesta, con particolare riferimento al riconoscimento dei cadaveri:

" Se non ricordo male era venerdì sera. Il giorno dopo andai all'aeroporto verso l'ora di pranzo, forse le 13 o le 14, perche avevamo cominciato a ripescare e cominciavano ad arrivare i primi cadaveri. Arrivavano gli elicotteri al'aeroporto ed io disposi che i cadaveri venissero concetrati presso l'Istituto di Medicina Legale. La prima fase della mia attività fu quella dedicata alle operazioni di riconoscimento. Sono rimasto tre giorni e tre notti interrottamente, coadiuvat6o da qualche collega e dalla mia segretaria, a svolgere queste operazioni con i medici legali e con una mare di parenti che pressava: ognuno cercava il proprio morto. Quindi, ho passato tre giorni a procedere, con l'aiuto della Polizia ed anche dei carabinieri, alla stesura del materiale dei verbali. Mi occupai del riconoscimento dei cadaveri e questo comportò qualche problema perche in quei giorni l'ufficiale di stato civile era in villeggiatura. Diedi disposizioni perche fosse rintracciato, ma poi si presentò il segratario generale del Comune e così poterono essere stilati i certificati di morte. Anche per morire ci vogliono i certificati: scprii allora, che non è poi così semplice.

Così come risulta dagli atti, i mezzi navali che parteciparono alle operazioni di soccorso e recupero in mare, ripescarono in tutto 37 cadaveri (poi riconosciuti ), resti umani di tre persone, dei quali alcuni attribuiti a Giulia Reina. - Tuttavia, come affermato dallo stesso magistrato di Palermo, alla fine il numero delle salme aumentò fino a 41. Questa è una delle prime discrepanze riguardanti le vittime. Ecco, come spiega la anomalia lo stesso Guarino alla Commissione:

" per quanto mi ricordo, vi fu un numero di cadaveri più o meno compiutamente identificato, in quanto maggiormente ricomponibili: circa 38 cadaveri, mentre per i rimanenti vi furono soltanto dei pezzi. Tutti indistintamente i parenti che ci avvicinarono, questo fu il grande dramma, cercavano il loro cadavere, il loro parente sul quale piangere.............Ecco come aumentò il numero dei cadaveri. In particolare, in una grande cassa, c'erano una gonna e un pezzettino di carne. Questa gonna fu riconosciuta da un figlio, il quale disse che era la gonna di sua madre.............Ho pensato che chiudere in una bara, questo pezzettino di carne e di gonna, non avrebbe fatto male a nessuno, seminai del bene a qualcuno! Ecco, perche lei trovera nel fascicolo la descrizione di circa 38 cadaveri, mentre per quattro o cinque di essi in realtà ci si riferisce a pezzi anatomici, punto e basta! - In sostanza, c'erano pressioni per riavere i cadaveri e forse per questo motivo le salme sono diventate 42."

Le sette autopsie

Tra il 29 giugno e il 7 luglio 1980, il sostituto Aldo Guarino, nomina tre medici legali con l'incarico di stabilire: quali meccanismi avessero prodotto le lesioni sui cadaveri, quali accadimentiavessero prodotto i suddetti meccanismi e quali fossero le cause di tali meccanismi.
Dopo il lavoro complesso di questo collegio peritale, in tutto su 37 corpi o parti di essi recuperati, solo su sette vennero posti ad autopsia, giunsero a queste conclusioni: "I passeggeri riportano lesioni polmonari iniziali da decompressione per deprussurizzazione molto rapida dell'abitacolo. La morte fu determinata da precipitazione (grandi traumi contusivi..). Si esclude l'eventualità di annegamento....... sui cadaveri esaminati non sono state rinvenute tracce di ustioni, ne di sostanze tossiche........Tuttavia, il fatto di non aver disposto gli esami autoptici su tutti i cadaveri, ha in realtà minato la base fin dal primo momento...." - In definitiva - ha sotto lineato Guarino in fase di audizione, le autopsie miravano a determinare la causa della morte, che era di grandissima evidenza perche i cadaveri era sbrindellati e schiacciati.

Il cedimento strutturale

Fin dalle prime ore, la Procura di Palermo si mosse verso l'ipotesi del cedimento strutturale quale probabile causa del disastro aereo. Tuttavia questo non dipese - al contrario di quanto è stato scritto e affermato nel corso di tutti questi anni - da pressioni o interferenze sul lavoro della magistratura. Quella che l'aereo si fosse rotto in volo fu l'ipotesi di lavoro maturata personalmente dal sostituto procuratore incaricato del caso, a fronte di una serie di valutazioni autonome. E' lo stesso Guarino che in sede sempre di audizione dice: " non ricordo esattamente in che giorno, ma fui molto presto avvicinato dal Dottor Luzzati, che era stato nominato presidente della commissione d'inchiesta ministeriale. Non so se aprlando con lui o con qualcun altro....si accennò come ipotesi del cedimento strutturale.....Disposi il sequestro di quella sorta di diario dei chek up a cui ogni aereo viene sotto posto nel corso della sua vita.....Presi questo provvedimento, anche perche insospettito dal fatto che il DC9 era partito da Bologna con due ore di ritardo: inizialmente si pensò che tale ritardo fosse dovuto ad un guasto ed alla sua riparazione...." -
La testimonianza del colonello Lippolis
Questa è la testimoniana del colonello Guglielmo Lippolis dell'Aeronautica, in commissione Stragi, all'epoca dei fatti in servizio presso il 3° ROC di martina Franca, come Direttore del Centro Soccorso Aereo:
"Ho fatto parte del soccorso aereo per circa 22 anni, partecipando nelle attività successive a tutti i terremoti italiani, a tutte le alluvioni, a tutte le disgrazie e gli incidenti aerei occorsi nell'ambito della mia giurisdizione. L'organizzazione del (Centro Soccorso di Martina Franca) è strutturata in cinque agenzie, una dlle quali è il Centro di Coordinamento Soccorso, che si occupa del soccorso aereo nel caso di pubbliche calamità in una zona che : da Ancona sulla dorsale Appenninica fino a Civitavecchia, comprendendo così nell'ambito delle mie competenze la Sicilia e la Sardegna......Fu uno degli elicotteri che saliva da Sud verso Nord che localizzò una macchia oleosa. io diedi l'ordine di fermarsi sul posto e di non muoversi. Dopo circa 20 minuti o un quarto d'ora che ancora non succedeva nulla, l'elicottero mi avvertì di avere scarsità di carburante. Allora feci deviare sul posto un altro elicottero....Dopo circa 40 o 50 minuti, affiorò non ricordo se una bambola o una valigia sull'area, allora feci dirottare i mezzi navali sull'area. Quando abbiamo cominciato a recuperare i primi pezzi significativi dell'aeroplano, i cadaveri è risultato che alcuni sedili erano integri, mentre altri erano bruciacchiati ed altri ancora avevano persino brandelli di carne ancora attaccati.....Quando cominciavano ad affiorare i primi sedili, ci chiedemmo perchè essi fossero in quelle condizioni. Non è compito nostro, ma siccome sono ufficiale della sicurezza del volo e nell'intento di avere un ragguaglio maggiore chiamammo la compagnia Itavia e ci facemmo dare lo schema dei sedili. Da ciò, ci facemmo l'idea di dove fosse avvenuto lo scoppio: dal numero di sedili più malridotti, come disse il pilota che li raccolse, sipoteva stabilire che il punto in cui era esplosa la bomba fosse presso il secondo sedile dopo la porta d'ingresso, sul lato destro."

Ci sono anche delle riprese televisive di questo lungo pezzo galleggiante e, in questo caso, ci sarebbe da domandarsi il perchè non è stato recuperato subito. Inoltre, il fatto che molti cadaveri sono arrivati integri, presuppone che almeno una parte lontana dal punto di deflagrazione sia rimasta integra e questi cadaveri siano arrivati in mare integri. Inoltre, il perito settore di Palermo - continua Lippolis - mi disse che alcuni passeggeri erano morti per lo squasso, cioè per l'urto contro la superficie del mare. Anche se l'aereo fosse caduto e si fosse schiantato contro una montagna, non si sarebbero trovati dei brandelli in quel modo contro un sedile e poi via via pezzi di cadaveri in quella maniera.. Il colonello Lippolis in sede di audizione formale, ha più volte affermato di aver comunicato queste valutazioni al magistrato di Palermo e che, per questo motivo, le sue dichiarazioni vennero messe a verbale. Il Sostituto Guarino invece, pur confermando di aver convocato Lippolis come responsabile del soccorso aereo, ha smentito di aver verbalizzato l'incontro con questo ufficiale del 3° ROC di Martina Franca.

Il rapporto della Digos di Bologna e il depistaggio del Sismi

Nei primi giorni del luglio del 1980, la Digos di Bologna, anche in seguito alla diffusione della falsa notizia (Sismi), relativa alla presenza a bordo del DC9 di Marco Affatigato, inviava alla Procura di Bologna, un rapporto di tre pagine nel quale, fra l'altro, si riferiva:

1) non risulta che l'aeromobile abbia effettuato, all'atto dello scalo all'aeroporto G. Marconi, alcun rifornimento di carburante, avendo il pilota ritenuto sufficienti le scorte immagazzinate;

2) Si può escludere altresì, sulla base di un primo esame del piano di carico, che il velivolo registrasse eccedenze di carico a quelle specificatamente previste;

3) All'atto dei controlli di rito, non si sono rilevate discrepanze fra il numero dei passeggeri imbarcati e l'attribuzione dei bagagli a amno, nè anomalie come si evince altresì dalla relazione di servizio delle guardie addette ai controlli passeggeri;

4) Per quanto concerne la notizia diffusasi circa la presenza del noto estremista di destra, Marco Affatigato fra i passeggeri dell'aereo, si precisa che è priva di fondamento, essendo stata verificata la sua presenza all'estero da parte degli uffici competenti;

Mentre proseguono le operazioni di recupero nel Medio e Basso Tirreno e all'eroporto di Palermo vengono ammassati le salme e i primi relitti del DC9, alle ore 14,10 di sabato 28 Giugno 1980, Gabriella Evangeslista, centralinista del quotidiano Il Corriere della Sera, riceve una telefonata (che poi si accerterà essere un depistaggio da parte del Sismi). Una voce anonima, molto calma, di un giovane con accenno settrentionale,che pronuncia le seguenti parole:

" Ha una penna, a portata di mano? Scriva!: Informiamo che nell'aereo caduto sulla rotta Bologna-Palermo si trovava un nostro camerata, Marco Affatigato. Era sotto falso nome. Doveva compiere un'azione a Palermo. Per riconoscerlo aveva al polso un Baume-marcier. Interropiamo la comunicazione, grazie."

Il giorno seguente, verso le ore 15, la madre di Affatigato, Enrica Giorgetto, si reca alla Questura di Lucca, per informare che il figlio era vivo e vegeto e si trovava all'estero. - Come poi è emerso dalle indagini. Affatigato, Informatore e infiltrato del Sismi, era stato tirato in ballo ad arte per cominciare quell'opera di depistaggio da parte dei servizi, che si protae ancora oggi.